Prima uscita di De Luca da Vice Ministro e leader del Sud

De Luca dalla sua pagina di facebook al PD: Samantellare le correnti. Ripartire dai territori.

Il neo Vice Ministro inaugura il nuovo corso di uomo di Governo e di Leader meridionalista. Traccia le direttricci del suo impegno e indica in 5 punti il rilancio del PD. E tra gli errori e le eredità sorgono i problemi di successione.

de luca viceministro
de luca viceministro

SALERNO – “È profondo il senso di umiliazione e sconcerto avvertito dalla nostra gente di fronte al disastro politico delle scorse settimane. – E’ così che si legge sulla pagina personale facebook del Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, riferendosi ai 60 giorni di passione a cui è stato sottoposto il PD e soprattutto il Paese dal momento che non si è saputo dare immediatamente un governo che avesse ben chiaro in alcuni punti specifici quello che si sarebbe dovuto fare per rimettersi in sintonia con i propri elettori e con i cittadini. – Noi dobbiamo, in primo luogo, recuperare il rispetto dei nostri elettori e dei tanti militanti, che in tutto il paese lavorano e combattono, spesso in silenzio e del tutto ignorati. Va ricostruito rapidamente un clima di fiducia. – De Luca pensa a come il Partito Democratico è stato umiliato, e a come è stato in balia dei suoi avversari politici, nel momento in cui non ha saputo dare una risposta precisa e nel momento in cui rincorreva i voti in Parlamento dei grillini che a loro volta alzavano la posta e rendevano sempre più imbarazzante il ruolo di Pierluigi Bersani e del PD stesso, e nel momento in cui incalzato da Silvio Berlusconi che poi è finito per dettare l’agenda del Governo pena una marcia indietro e la caduta del stesso.-

Bersani-Giuramento-Napolitano-alle-Camere
Bersani-Giuramento-Napolitano-alle-Camere

Si è formato il governo Letta. – aggiunge De Luca – Occorre sostenerlo nelle risposte alle emergenze economico-sociali, e stimolarlo sulle riforme. A partire da quelle istituzionali più urgenti. – di quì De Luca nella sua veste di Vice Ministro cerca di dare un senso politico alla risoluzione Letta e al suo coinvolgimento in un ruolo di primo piano, in un Governo sempre più nordizzato, frutto di un Parlamento nordizzato e di Partiti nordizzati a seguito della “occupazione” dei primi posti utili nelle liste elettorali che hanno nominato i Parlamentari. e paurosamente a corto di argomenti e di proposte per il mezzogiorno – È un governo di scopo, – aggiunge De Luca pensando agli impegni del governo e di governo – che dovrà affrontare la recessione, favorire un accordo sulla nuova legge elettorale, per ristabilire una normale dialettica politico-parlamentare. Ma, – e quì abbraccia i toni dell’uomo politico che vorrebbe assurgere a leader politico impostogli dal ruolo istituzionale, e dalla solitudine rispetto alla rappresentanza governativa che si richiama al Sud, che affronta il problema del Partito Democratico – senza un partito rilanciato, e forte di una sua identità chiara, il PD può rischiare di trovarsi alla fine in un vicolo cieco. – e dal suo punto di vista indica quelli che per lui sono i 5 punti indispensabili per ridare un ruolo al Partito – Questi sono i primi obiettivi:

  1. Smantellare le correnti e il “correntismo”.
    Siamo diventati, nel corso degli anni, una confederazione di feudi. Questa è non la democrazia interna, ma la sua negazione. I gruppi dirigenti, le rappresentanze sono spesso frutto di una “selezione negativa”. Conta non il merito, la militanza, il risultato del lavoro, ma la tutela del capocorrente. Occorre un partito di donne e uomini liberi, e non timorosi della propria libertà. Non ci sono ricette preconfezionate. Il pluralismo è vitale. Ma quella del correntismo è sicuramente una pratica disastrosa, di cui liberarsi.
  2. Partire dai territori.
    L’insieme del gruppo dirigente nazionale – al contrario di come è oggi – deve essere costituito da forze che siano espressione dei territori. La nostra risorsa più grande è quella di migliaia di amministratori e dirigenti locali. È da qui, dalla terra, che deve partire la formazione del gruppo dirigente nazionale. Non è più accettabile la separazione totale fra chi ha incarichi nazionali di direzione, e chi nelle città, nei quartieri, nei luoghi di lavoro e della formazione si carica la fatica della militanza, della conquista quotidiana e difficile del consenso. La stessa agenda politica del PD, al netto dei temi europei e internazionali, deve essere dettata in modo sostanziale dai problemi dei territori.
  3. Un programma chiaro.
    Abbiamo, ancora oggi, su alcuni temi cruciali posizioni vaghe, e comunque non percepite con nettezza. Solo qualche esempio. Il rapporto con i ceti professionali rimane di grande sofferenza. Sulla questione giustizia – garantita la piena autonomia della magistratura – occorre, per il resto, realizzare una svolta profonda in termini di equilibrio dei poteri e di tutela delle libertà individuali. Il Sud è scomparso, abbandonato ad una crescente devastazione sociale e civile, con interi territori sottratti allo Stato, con una disoccupazione giovanile drammatica e a cui non diamo speranza. Non si vede una linea forte di sburocratizzazione radicale del nostro paese. Semplificazione e sviluppo viaggiano insieme. Occorre eliminare l’ottanta per cento dei controlli preventivi della Pubblica Amministrazione (siamo il paese che ha più controlli preventivi e più abusivismo successivo). Occorre dare risposte forti fin dai primi mesi della nuova legislatura: superare il bicameralismo inconcludente, riformare la legge elettorale. Riusciamo a dire, in modo chiaro, che le Province si cancellano?… Sono solo alcuni dei tanti nodi rimasti insoluti e da sciogliere in maniera chiara.
  4. Dare un’anima al PD
    Il PD è apparso, fin dall’inizio, più una confluenza di esperienze consumate, che un partito del mondo nuovo. Occorre liberarsi davvero dell’idea di un partito “transitorio”, di una costruzione irrisolta. Il PD può essere il soggetto politico che mette fine alla lunga storia del trasformismo italiano; che promuove, insieme, il rinnovamento economico-sociale, la modernizzazione dello Stato e la riforma morale del Paese. È un partito della sinistra europea, che assume come riferimenti ideali i valori più vivi della sinistra storica italiana, le esperienze ricche del cattolicesimo democratico, i valori di laicità e di senso dello Stato della tradizione liberale. Occorre ripartire da questa impegnativa e forte sintesi di cultura e valori per ridare un’anima al PD e recuperare il senso di una funzione storica.
  5. Cambiare tutto.
    Nessuno si illuda. Noi siamo in una situazione drammatica. Non abbiamo più molto tempo. Nessuno immagini di perdersi nelle piccole diplomazie, tutte interne. C’è bisogno, anche per noi, più di ritrovare i valori fondamentali, che di coltivare logiche curiali. Non ci salveremo se non offriremo al Paese – e se non avvieremo nei fatti – una svolta profonda: nel programma, nel linguaggio, nell’organizzazione, nello stile. Dobbiamo liberarci della nostra “presunzione di superiorità”, spesso contraddetta da tanti nostri comportamenti. Dobbiamo scuoterci subito, e uscire dalla palude del centralismo burocratico. Il prossimo congresso dovrà apportare conseguenti e coerenti modifiche statutarie, per affermare un modello di partito a forte sovranità territoriale. Una più chiara distinzione ed autonomia fra ruoli istituzionali ed incarichi di partito va affermata a tutti i livelli, a partire dalla non automatica coincidenza fra figura del candidato premier e segretario del partito. L’obiettivo è la ricostruzione di un partito snello, vivo, moderno, capace di concretezza, e ricco di militanza e di entusiasmi collettivi.
rosaria-capacchione
rosaria-capacchione

Cinque punti che sono tutto un programma, che si discostano dallo stile proprio di Vincenzo De Luca a cui eravamo abituati, 5 punti che sono come le “tavole di Mosè” tanto saranno di guida agli uomini e alle donne che in questi anni si sono visti mortificare da mezze tacche che a tutti i livelli hanno massacrato speranze e ruoli, ma che nel frattempo ahanno bivaccato in ruoli istituzionali e di potere strafregandosene di quei “comandamenti” a cui il nuovo corso di De Luca fa riferimento.

E ora che dobbiamo fare? Chi è dentro è dentro e chi è fuori e fuori? E dovrenno incominciare d’accapo scordandoci del passato e di tutti gli errori commessi soprattutto nella nostra Provincia, e nella nostra Regione, e senza andare troppo lontani a partire dalle ultime elezioni politiche a come si sono gestite, a come si sono condotte e prima ancora a come si sono impostate con la farsa delle Primarie, delle secondarie e delle “incularie“, atteso che migliaia di elettori non hanno potuto esprimere il proprio voto, perché non avevano precedentemente votato per le primarie dei leaders, o successivamente quando si è visti guidare le liste campane da esponenti, seppur rispettabili, per nulla trainanti: da una parte come il buon Zavoli e la ottima Capacchione, persone giuste ma in posti e in momenti sbagliati; e dall’altra lo stesso Enrico Letta; codificando l’assenza totale di leader regionali che potessero rappresentare il popolo campano e locale del PD e giustificando l’occupazione dall’alto delle prime piazze, per intenderci quelle sicure, che avrebbero reagalato i posti in Parlamento.

Sergio_Zavoli
Sergio_Zavoli

E che dire dello scambio immorale e strafottente a cui si è dovuto assistere nella compilazione delle liste post-primarie ed extraprimarie, con le famose “dispense”, nel momento in cui nel Collegio Campania 2 che comprendeva anche Salerno trovava posto il “Segretario Regionale per caso” Enzo Amendola, non gradito a Napoli, e in quello Campania 1 che comprendeva Napoli, si faceva posto al parlamentare uscente e “viaggiatore” Guglielmo Vaccaro, come lo ha definito il Segretario Provinciale Nicola Landolfi, per nulla gradito al Sindaco De Luca e al suo Staff politico. E che dire delle “paracadutate” di personaggi pressoché sconosciuti sia per i ruoli che per le posizioni che occupavano, improprie ai territori campani come la campionessa sportiva romana disabile Laura Coccia, brava e straordinaria sicuramente, ma non era forse meglio candidarla a Roma dove lei si è impegnata e magari al posto di quel Beppe Fioroni? e il “neo-deputato per casoKhalid Chaouki, che nemmeno sapeva di essere stato candidato se non da una telefonata fattagli da Livia Turco, era necessario inserirlo in un collegio che vuole annusare i propri candidati quali meriti aveva e perché non un bracciante congolese impegnato che si fa un mazzo così nell’agro-aversano? E che dire della ciliegina sulla torta della ex deputata Luciana Pedoto, parlamentare nella legislazione scorsa, per grazia ricevuta del suo “datore di lavoro” il De Gasperi di Roma Beppe Fioroni, fortunatamente non eletta, ma collocata al 6° posto e quindi utile, poiché alla vigilia i sondaggi davano la regione Campania al PD. Non avevano tenuto conto i sondaggisti delle Liste sbagliate e degli errori di Bersani, che non è stato cazzo di farci capire il PD cosa volesse, e della performance del cavaliere.

Bonavitacola-Fulvio
Bonavitacola-Fulvio

Questi errori hanno determinato la catastrofe e la Campania ancora una volta viene colonizzata come sono state colonizzate tutte le altre regioni del Sud. E quale è stato il risultato? Il Parlamento si è nordizzato, come si è nordizzato il PD e come si sono fatte le pattuglie di fedelissimi che scodinzolano attorno ai leader del momento.

Ma “scurdammoce o passato” e osserviamo raccogliamo il nuovo messaggio di De Luca, il quale insieme ad altri quattro o cinque politici del Sud, impegnati nel Governo, dovranno dare corpo alle politiche per il mezzogiorno completamente annullate e dimenticate se non sfiorate appena, anche dal premier Enrico Letta nel suo discorso di investitura alle Camere. Intanto per il Sindaco di salerno si presenta la prima grana: quella della incompatibilità, ma anche quella della successione, sperando non si ricorra a trucchetti legali come ha fatto l’ex Presidente della Provincia Edmondo Cirielli. Sarebbe una delusione. Uno Scenario che lascia intravedere tempi bui, soprattutto perché nei prossimi anni si giocherà il destino delle nostre terre e sicuramente, mentre De Luca non ha per niente abbandonato l’idea della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola coltiva l’idea di poter diventare il Sindaco di Salerno.

Salerno, 6 maggio 2013

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