Battipaglia, Politica & Veleni: Dal Consiglio alla Procura

La camorra è dietro l’angolo, basta solo non farsi trovare da soli.

Con la Camorra non si scherza. La nostra Regione e le nostre aree sono martoriate da questo fenomeno delinquenziale  e ne subiscono pesantemente le conseguenze.

Giovanni santomauro

BATTIPAGLIA – Il clima politico si fa sempre più incandescente; lo scontro, sempre più aspro; le accuse, sempre più pesanti; il terreno politico, sempre più paludoso; la confusione sempre più imperante.

Le motivazioni senza dubbio sono molteplici. Prima fra tutte questa legge che consente ad un Sindaco di vincere le elezioni senza avere una maggioranza e costretto poi a cercarla. Altro punto è sicuramente nei rapporti incerti che regolano maggioranza e opposizioni, e a sua volta diversi anche nella stessa maggioranza, tra l’altro da definirsi a “mezzadria” politica, avendo una sua base numerica formata  per metà da partiti e per metà da apporti semplicemente personali.

Su questo terreno l’Amministrazione di Giovanni Santomauro si muove e spazia, alla ricerca di approdi politici, cercando di mantenere quelli numerici. Approdi che mettono in discussione ruoli ed appartenenze, nel senso che non si capisce più il Sindaco dove si colloca, atteso che da un bel pò ha preso le distanze dai suoi sponsor e dal PD che fortemente hanno caldeggiato ed ottenuto la sua candidatura.

Altro equivoco e altro punto critico è l’atteggiamento che il Sindaco ha tenuto nei mesi scorsi, allorquando ha strizzato l’occhio al centro-destra e nello stesso tempo ai “Liberal” di  Ferdinando Adornato, all’UdC, e al costituendo Partito della Nazione, salvo poi a prenderne le distanze nel momento in cui si andava a concretizzare un’azione amministrativa, che escludeva sistematicamente “l’impegno” del centro-destra, come nel caso di Alba Nuova, del Bilancio, e tutti gli atti di giunta, ivi compreso il così detto Ufficio di Piano, l’uscita dall’ASI e via di seguito.

Fernando Zara

Questi equivoci in Consiglio Comunale, hanno dato spazio a posizioni diverse e conseguentemente a feroci scontri che hanno allontanato il centro-destra dal Sindaco ed hanno fortificato il rapporto tra le opposizioni storiche, rappresentate da Cacilia Francese, Adolfo Rocco, Gerardo Motta, Bruno Mastrangelo, facendo si che anche Giuseppe Provenza e Fernando Zara hanno ritenuto di “unificare” l’azione di contrasto contro l’Amministrazione numerica di Santomauro.

Di qui poi le fatidiche dichiarazioni di Brunello Di Cunzolo Segretario di Etica per il Buon Governo, e Fernando Zara a nome del PdL, e le accuse rivolte al Sindaco Santomauro e a Marco Campione. Fernando Zara e Bruno Di Cunzolo hanno accusato il sindaco Santomauro di essere: “di stampo camorristico” il primo; e di “creare un humus adatto per la cultura della camorra” il secondo. Esternazioni che hanno provocato il finimondo e il conseguente “contrattacco” politico da parte di Egidio Mirra e quello legale, che non escluderebbe le vie giudiziarie, passando quindi di fatto dalla politica alla Procura.

Forse Zara e Di Cunzolo hanno esagerato, ma nello stesso tempo, poiché sono due autorevoli esponenti politici: il primo Consigliere Comunale, Provinciale ed ora anche Presidente del Consiglio Provinciale di Salerno; il secondo, ispiratore e segretario del movimento civico Etica per il Buon Governo; sarebbe il caso che facessero chiarezza sulle loro dichiarazioni.

Questo è l’aspetto della politica che non si vorrebbe mai praticare. Le dichiarazioni sono pesanti e procurano inevitabilmente una divisione nel giudizio, pro e contro Santomauro Camorrista, allontanando i cittadini e la Città dai problemi veri che invece riguardano la salvaguardia e in taluni casi la perdita di posti di lavoro, che riguardano le sofferenza delle imprese, quelle dei commercianti, ormai quasi al tracollo, quelle della perdita di competitività politica per la esclusione dei finanziamenti di cui ai Patti di Reciprocità e la scarsa attenzione sul Più Europa, dei disavanzi di bilancio, della Stu, di Alba Nuova, dell’area industriale ASI e di tutte le problematiche politiche ed amministrative critiche della Città guidata da Giovanni Santomauro ivi compreso la vendita dei beni “di famiglia” per ripianare il deficit.

Adolfo Rocco

Problemi invece, che i consiglieri Francese, Mastrangelo, Motta hanno evidenziato nel loro percorso di oppositori. Problemi che  meglio di tutti, e non per dare una patente, e senza arretrare di un solo centimetro ha evidenziato il Consigliere Adolfo Rocco nell’ultimo Consiglio Comunale.

Secondo Rocco gli indirizzi proposti non hanno prospettive economiche per la Città perché privi di contenuti sul tema dello sviluppo, del lavoro, sulla tutela della casa, sulla protezione di ambiente e salute, evidenziando la moltiplicazione di consigli d’amministrazione, dopo la scissione in due di Alba Nuova e la nascita della società veicolo che dovranno poi  alienare il patrimonio. Rocco centra i problemi, ma questo scivolone ne oscura gli effetti.

Nello stesso tempo però, escludendo l’aggetivazione “camorrista” che Zara e Di Cunzolo indirizzano nei confronti di Santomauro, val la pena ricordare quel famoso detto “tanto tuonò che piovve” nel senso che gridando una continuazione alla Camorra, questa camorra prima o poi si presenta, e quando sarà, nella confusione e negli allarmi generali e generici, nessuno ci farà caso.

Su certe cose non si scherza. La nostra regione e le nostre aree sono martoriate da questo fenomeno delinquenziale organizzato che risponde al nome di “CAMORRA” o di “CAMORRE”, che impedisce alle nostre realtà di crescere e impedisce di sviluppare qualsivoglia progetto privato o pubblico che sia senza che si scontri con queste oscure realtà.

Noi subiamo le conseguenze più nefaste e ne abbiamo centrato le ragioni che purtroppo sono la causa di un arretramento rispetto alla normale crescita del paese. Escludendo il Santomauro camorrista ed escludendo anche le reali volontà che i due con quell’aggetivazione volevano attribuirgli, nessuno si sente di dire che non esiste un pericolo camorra e nessuno può escludere che chi è mosso da un qualsivoglia interesse non abbia un suo coinvolgimento con la Camorra, così come nessuno si sente di escludere che vi siano già operanti o si siano già realizzati, nella inconsapevolezza dei più, affari di matrice camorristica, ma da quì a sventolarne di volta in volta per creare quella confusione che poi invece ci fa essere ciechi quando veramente si presentano tali episodi, ebbene ce ne passa.

Santomauro, deve capire, e lo spero davvero, che quando si amministra si muovono interessi. Gli interessi sollecitano coloro i quali legittimamente si organizzano e si muovono per realizzare obiettivi economici, ma sollecita anche chi quegli obiettivi li vuole raggiungere per altri scopi a noi sconosciuti e per questo oscuri.

Quando si muovono quegli interessi, è il caso di ricercare soluzioni che siano condivise il massimo possibile. L’ampliamento delle responsabilità comporta sicuramente un allungamento dei tempi di decisione, ma assicura il massimo del coinvolgimento e garantisce anche sulla liceità dei provvedimenti.

Converrà Santomauro che un’Amministrazione come la sua, che è partita purtroppo senza una maggioranza qualificata, e che per strada raccoglie consensi di singoli e gruppi di singoli, provenienti da altre esperienze ed in contrasto con i partiti o i movimenti di cui ne facevano parte, e quando questi concorrono alla formazione della Giunta con indicazioni di Assessori attribuibili agli uomini e non a partiti, sorge almeno qualche dubbio e qualche interrogativo?

Converrà Santomauro che i provvedimenti che ha discusso negli ultimi Consigli Comunali potevano essere discussi preventivamente e anche succedaneamente il loro inserimento nell’Odg del Consiglio, ed essere emendati dalle opposizioni, arrivando magari ad altre soluzioni, ma condivise?

Converrà Santomauro che nella discussione del Bilancio poteva sicuramente arrivare ad altri deliberati, tenuto conto delle responsabilità pregresse che coinvolgevano i vari sindaci, i vari funzionari, le varie maggioranze, cercando di capire natura e responsabilità dei debiti pregressi e scelte di ripianamento che non soffochino i servizi e penalizzino i cittadini?

La politica quando non sa affrontare i problemi si rivolge altrove, in questo caso alla Procura della Repubblica, quando li vuole affrontare in via breve si rivolge ad altro, bisogna fare solo attenzione a non sconfinare.

La camorra è dietro l’angolo, basta solo non farsi trovare da soli.

11 commenti su “Battipaglia, Politica & Veleni: Dal Consiglio alla Procura”

  1. caro Massimo, io non ho fatto confusioni, ne ho sparato nel mucchio. Ho solo svolto il mio compito, ho denunciato i fatti, dettagliando gli accadimenti, facendo nomi e cognomi, con dovizia di particolari. Ho poi denunciato il clima che questo Sindaco ha alimentato, contro Cecilia Francese, oggetto oramai di continue azioni di Stalking e Mobbing, da parte di diversi consiglieri comunali, che con epiteti e minacce cercano di arginare la furia della ragione, evitando il confronto ed il dibattito.
    Ho poi ammonito tutti, che il ruolo della politica è un ruolo delicato, che non può e non deve abbandonare i comportamenti etici nell’interesse del vivere civile. Ho evidenziato che in questa società compiacersi di atteggiamenti ed attività di Stalking, da capo del Governo Cittadino, evidenzia una degenerazione genetica che determina un clima adatto alla degenerazione. Un noto esperto etnologo, Sen. Satriani, già membro della Commissione parlamentare per il monitoraggio delle mafie, ha affermato che la cultura della camorra non è un fenomeno lontano da noi, ma, al contrario è parte della nostra formazione culturale. In qualche misura ne siamo infettati. Ciò non vuol dire che siamo tutti mafiosi, ma significa che se non regoliamo i nostri comportamenti, il rischio di una deriva camorristica è forte.
    Analizzare il fenomeno degenerativo, sopratutto quando la concomitanza di più eventi, tutti legati ad una Amministrazione disinvolta che cura e tutela interessi specifici ben individuati a scapito di interessi collettivi, basata sulla coesione dellal “CASTA” che mal sopporta chi non si allinea, parlare degli accadimenti, denunciarli alla pubblica opinione è necessario, non per criminalizzare, ma per prevenire e combattere questa deriva pericolossisima. La pubblica denuncia degli episodi, tutti di una gravità inaudita, non ha registrato alcuna SMENTITA, ma solo reazioni risentite dei soliti noti, che confermano la china da me denunciata. Ha iniziato proprio il SIndaco, che in una conferenza stampa, in risposta alla proposta delle opposizioni di vendere un terreno comunale su cui vi sono note mire di appartenenti e fiancheggiatori del suo governo, ha paradossalmente affermato che il risanamento delle casse comunale può anche avvenire con l’acquisizione del fabbricato di via Domodossola, aprendo la stura ad una cultura della vendetta e delle minacce velate, che ha scatenato ogni singolo appartenente alla propria maggioranza, ai quali è stata indicata la strada, il metodo del confronto basato sulla ritorsione.
    Cosicchè il Consigliere MIrra, dichiara sui giornali che “prima di parlare farei bene a guardare il mio certificato penale e quello dei miei familiari”, ed io ho seguito il consiglio dell’acuto ma poco informato consigliere di maggioranza, ed ho guardato il mio certificato penale e quello dei mie familiari, e ho verificato che ce scritto “NULLA”. Sono trent’anni che opero col “cemento”, che offro con le miei idee e le mie attività migliaia di posti di lavoro, in un settore supercontrollato, in cui ogni attività è sottoposta ad accertamenti penali, e mi sono mai sottratto ai controlli, mai ho beneficiato della prescrizione. Ora, però, dopo aver visto che non ho condanne penali, posso parlare secondo Mirra, e mi chiedo pechè mai, Lui che come dentista non soffre i controlli che subisco io, pur non avendo condanne penali, non parli, non risponde ai fatti con i fatti, perchè evita accuratamente di offrirci una sua giustificazione agli accadimenti. Al pari, il consigliere SICA ci informa che mai ha sentito o si è accorto della camorra, eppure ha amministrato da ben 15 anni, ed in tutto questo tempo si è accorto solo della speculazione edilizia e del cemento, argomento che io conoscerei bene, in quantio saprei delle responsabilità politiche delle passate amminsitrazioni. SIca non ha mai brillato per acume, ma è un superpresenzialista, è attivissimo, sia in ogni commissione consiliare, dove fa salti mortali per essere presente in contemporanea su più tavoli, ed è tra quelli che si spende anche nel consiglio di amministrazione della società controllata “Interporto spa”. é quindi responsabile di tre lustri amministrativi, è quindi responsabile di quella speculazione edilziia e del cemento selvaggio di cui accusa velatamente me. Faccia un inchiesta seria e verifichi accuratamente che questo settore è forse quello in cui i ricatti e le minacce si coltivano con maggior successo: terreno caro a certo modo di fare Pubblica amministrazione. Per quanto mi riguarda, sono disponibile al confronto serio e sereno, ha rendere pubblico tuitto ciò che gli stessi giornali non hanno ancora braccontato. A breve metteremo in rete il filmato della conferenza stampa e potrete apprezzare la denuncia in tutti i suoi dettagli. Se mi inviterrano a covenire nelle sedi giudiziarie io non mi sottrarrò.

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  2. Buon giorno, visto da fuori e della politica,e da Battipaglia penso che le dichiarazioni di Zara,e DI cunzolo siano state delle provocazioni.
    Enon penso affatto che il sindaco Santtomauro possa essere un filo camorrista io lo conoscevo da giovane ed allora era un bravo ragazzo.
    Pertanto auguro al sindaco Santomauro di fare tesoro della sua onestà,e di governare la mia Battipaglia in modo da farla crescere sempre di più.
    Un caro saluto da Varese,peps38

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  3. E’ fin troppo chiaro, come dice admin che il viatico su cui si è mossa questa amministrazione lascia molto spazio ai dubbi. E’ altrettanto chiaro che se il sindaco non ha nulla da temere, come sicuramente spero e immagino in relazione alla camorra, non deve fare altro che dare spiegazioni politiche e chiarire ogni cosa, così come non deve arroccarsi dietro ai numeri di persone che non hanno niente dietro se non se stessi.
    Altro che procura, parliamo di politicao.

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  4. MI DISPIACE CONTRADDIRE IL SEGRETARIO DI ETICA MA LEI HA DETTO TUTTO E NIENTE SE LE SUE NOTIZIE SONO FONDATE LEI HA UN RUOLO POLITICO IMPORTANTE PERCHè NON VA A DENUNCIARE? IO SINCERAMENTE DAI GIORNALI HO CAPITO SOLO CHE C’è UNA PRESUNTA CAMORRA A VOSTRO DIRE PERCHè ANCHE CONSIGLIERI DI MINORANZA SI SONO DISSOCIATI DALLE VOSTRE DICHIARAZIONI COME FALCONE CUOZZO PROVENZA,,,,

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  5. A noi tutti battipagliesi e non piacerebbe che la camorra non ci sia, ma purtroppo bisogna ammettere questa amara realtà. L’immondizia, l’acqua, i grandi appalti, le speculazioni edilizie, l’estorsione sono i terreni su cui bisogna stare con gli occhi aperti. Santomauro sarà pure una brava persona, ma deve rendersi conto di coinvolgere tutti per evitare ci siano infiltrazioni.

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  6. L’ uomo può scegliere se far emergere la parte migliore o peggiore di sé. Ciò che sgomenta è che il più delle volte, pur di conservare una poltroncina, si è disposti a elargire favori e prebende, si è disposti a dar forza al ricatto, al mobbing, allo stolking perchè quel qualcuno, ricambierà un favore, contribuendo a mantenere, seppur in equilibrio precario quella sediolina.
    Siamo stanchi di essere guidati da persone così maldestre e vacillanti.
    Ho un dubbio che vorrei qualcuno mi chiarisse: cosa significa l’espressione ” è una brava persona”?
    Quali sono gli indicatori di qualità?
    Quali elementi vengono presi in considerazione per arrivare a queste affermazioni?
    Noi cittadini operosi, impegnati ogni giorno nella società civile, noi cittadinanza attiva, siamo stufi di avere alla guida del paese persone che, con le loro scelte tolgono opportunità di lavoro e di serenità alle famiglie, ai giovani, siamo stanchi di tutti coloro che, mascherandosi dietro un ruolo, stanno portando alla deriva una città che soffre già di un grande malessere ovvero l’indifferenza di tanti e l’attitudine a perseguire interessi strettamente personali.

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  7. x Il Battipagliese
    egregio, da qualche parte ho letto che Lei si cela dietro questo pseudonimo perchè intende continuare ad avere rapporti civili con tutti, implicitamente ammettendo che è difficile in questa società continuare a mantenere rapporti quando si affrontano questioni spinose, scomode a qualcuno. Io la comprendo e parto proprio da questa considerazione per affrontare il problema. Ho assunto un ruolo importante, di grande responsabilità politica, e devo comportarmi di conseguenza. Ho l’obbligo di denunciare i fatti, di essere chiaro, esplicito. L’ho fatto. Nella conferenza dei servizi che ho tenuto giovedì ho racontato gli episodi che preoccupano il Nostro Movimento ed ho additato le persone ed i politici con i nomi ed i cognomi propri, associandoli ad ogni episodio raccontato alla stampa. Siccome non mi fido di certa stampa ho provveduto a videoregistrare tutta la conferenza stampa. Ho anche avuto la concreta dimostrazione che parte di questa stampa è allineata al governo della città. Orbene, se la stampa ha evitato di divulgare i singoli episodi è un problema della stampa, non mio.
    Io metto a disposizione di tutti gli interessati la videoregistrazione ed il racconto dei fatti e tratto l’argomento della “fenomenologia della degenerazione” dal punto di vista politico. Spetta alla magistratura ed alle forze dell’ordine determinare se i fatti esposti rivestono responsabilità penalmente rilevanti. Lei sa, infatti, che lo Stalking, il mobbing, di fatto definiscono i condizionamenti psicologici, emotivi, le pressioni soggettive e collettive che in un insieme di nazioni concorrenti possono definire minacce vere e proprie, tentativi di estorsioni, abusi e quant’altro. Il limite talvolta è sottile e le mie riflessioni, le mie osservazioni tengono conto di quanto di seguito le riporto integralmente, affinche ognuno di noi faccia la propria analisi di coscienza e vigili e militi per modificare i comportamenti sociali e le reazioni.
    Per intanto registro che nessuno ha smentito i fatti da me denunciati, e nel contempo è stata avviata una stagione di ritorsioni varie, indirizzate ai miei interessi. Cosicchè prendo atto che avevo visto giusto: questa è la reazione di chi ha definito uno slogan che è diventato l’inno di questa amministrazione “porteremo finiti tutti quelli che non si allineano”. Questi hanno abnegato al proprio ruolo di tutori dell’interesse pubblico avvantaggiando gli interessi miseri o meno della “casta”. Di seguito legga per cortesia questo testo che allego e mi farebbe piacere una sua riflessione calata in parallelo nella nostra realtà sociale. A sua disposizione per qualsiasi altro chiariomento: se saprà attendere, se la stampa non avrà il coraggio di riportare le mie specifiche denunce, se non sarò querelato, metterò in rete le mie precise e puntuali accuse, casomai aggiungendo nuovi capitoli alla degenerazione già additata.

    Fenomenologie della Camorra. Lo sguardo dell’antropologo sulla criminalità organizzata
    Gianluca Limatola
    Paolo Graziano

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    Gli spari di Secondigliano, i morti ammazzati a Scampia non sono la realtà. O meglio non sono tutta la realtà. Di essa sono l’eco assordante che costringe a prestare ascolto, che precede le parole di cordoglio e giustificazione, ma è un’eco venuta da lontano, distorta e amplificata fino a rendere irriconoscibile la sua fonte. Perché il clamore di queste truci giornate di fine anno sorge dal mormorio continuo e impercettibile con cui si stipulano affari, si spartiscono territori, si decidono destini nelle stanze segrete – ma sono poi così segrete? – delle periferie metropolitane meridionali. È questo lavorio calmo e silenzioso, che condiziona profondamente l’esistenza quotidiana di milioni di persone, allignando come una mala pianta negli interstizi del tessuto sociale, dove si alimenta della connivenza e – forse ancor di più – dell’inerzia che impedisce qualsiasi inversione di rotta e induce una comunità a procedere nel solco tracciato dalla sua parte peggiore.
    Della pervasività della cultura dell’illecito in alcuni segmenti della società meridionale, della difficoltà di circoscrivere con linee nette il comportamento camorristico parla, nell’intervista che segue, Luigi Maria Lombardi Satriani, professore di Etnologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”, senatore e membro della Commissione d’indagine sul fenomeno della mafia nella scorsa legislatura. Come antropologo di lungo corso, che condivide le convinzioni demartiniane circa la responsabilità dell’osservatore, diffida delle prospettive che separano con linee nette il proprio dall’altrui, tanto più se tali confini vengono arbitrariamente tracciati all’interno di una specifica comunità. Quando parla delle varie forme assunte dalla criminalità organizzata nel meridione, dunque, passa rapidamente dal problema dei comportamenti, dove salta agli occhi la differenza tra chi spara e chi no, a quello dei valori, in cui le distinzioni si fanno più sfumate. Per questi motivi, nel ragionamento di Lombardi Satriani la parola “camorra” indica spesso una realtà più ampia e insidiosa di quella di cui parlano i giornali, che richiede un paradigma interpretativo della complessità, auspicabile per le ricerche dell’Osservatorio Meridionale di Cestes-Proteo. E poi, in seconda battuta, il termine “camorra” è usato perché in questi giorni ci risuona ossessivamente nelle orecchie, e non potrebbe essere altrimenti. Ma la ribalta occupata da vendette e omicidi perde presto valore di fronte alla prassi sfuggente e pervasiva delle contiguità e connivenze quotidiane con la cultura criminale, che si registrano in molte parti della società meridionale.
    No, davvero i colpi di pistola alla periferia di Napoli non sono il vero problema. Fanno solo più rumore delle loro cause profonde.
    Una cosa interessante è la prospettiva che lei propone come vincolo metodologico, ovvero l’adozione del punto di vista dell’osservatore per un fenomeno che comunque è interno alle comunità in cui viviamo e spesso impastato con le strutture portanti della società meridionale. Che cosa significa assumere un’ottica antropologica nell’analisi della camorra?
    Innanzitutto sgombrare il campo dai luoghi comuni che condizionano la nostra visione delle organizzazioni criminali meridionali, e in particolare accantonare la rappresentazione della camorra come escrescenza, cancro da estirpare, che si serve di una terminologia medico sanitaria in cui si oppone un corpo sano ad una parte malata. Si delinea così la figura del mostro, ovvero ciò che è assolutamente diverso e irriducibile alla “normalità”. Ne deriva un’antropologia della contrapposizione che separa il nostro dal loro e rischia di essere molto fuorviante.
    C’è bisogno di altro, soprattutto di uno sguardo che ci coinvolga, che sottolinei il fatto che questa è una nostra realtà, è anche il nostro volto. Ciò non vuol dire che siamo tutti camorristi, non propongo un meccanismo auto-flagellatorio: piuttosto penso che tutti dobbiamo assumere il problema di come questa società, per una serie di ragioni storiche, economiche, politiche, si sia sviluppata essenzialmente come società dell’illegalità. In tale contesto la produzione del camorrista si configura come una produzione “necessaria”. Non che non ci siano margini per scelte diverse, altrimenti bisognerebbe incrociare le braccia e arrendersi all’ineluttabile, ma si deve assumere la percezione del nostro coinvolgimento nel problema: quando parliamo di camorra parliamo anche di noi, non come individui ma come intera società. Altrimenti ci riuscirà difficile anche individuare linee d’azione efficaci per incidere sulla questione e ci limiteremo ad estemporanee manifestazioni di buona volontà, a periodiche crociate che durano lo spazio di un momento e poi passano.
    C’è in Madre courage di Brecht un episodio in cui un soldato protesta per un’ingiustizia subita e madre courage gli chiede se lui sente una rabbia forte, perché la rabbia forte è destinata ad esaurirsi in breve tempo: quello che gli ci vuole invece è una rabbia lunga, che lasci emergere l’indignazione e sappia trasformarla in impegno etico politico. Per affrontare la camorra ci occorre questo: se la rabbia non ci aiuta ad assumere i dati della realtà, ad acuire la capacità di analisi del fenomeno, non basteranno i buoni sentimenti o lo slancio missionario.
    Consideriamo dunque ciò che emerge dall’analisi: quali sono le caratteristiche peculiari della “moderna” camorra?
    La camorra come le altre organizzazioni criminali similari ha una tendenziale onnipervasività e una capacità di adeguare i campi di interesse dove volta a volta si delinea la possibilità del maggiore profitto. Settori precedentemente trascurati perché inesistenti o irrilevanti possono diventare oggetto principale di attenzione: il fenomeno delle ecomafie connesso al business dell’occultamento delle scorie radioattive, ad esempio, non si poneva con le dimensioni con cui si manifesta attualmente; la pratica sistematica dell’usura come strumento per riciclare, e non solo aumentare, i profitti è in costante crescita; lo sfruttamento della prostituzione delle straniere si regge su nuovi equilibri e specializzazioni etniche concordati con le organizzazioni criminali estere. Non possiamo conservare l’idea di una mafia o di una camorra immobile che, una volta analizzata, stia lì pronta a ricevere i nostri colpi. È un’entità sfuggente che si adegua continuamente e richiede pertanto ai suoi antagonisti la stessa mobilità.
    Quindi una prospettiva essenzialmente storicistica, che lega la conoscenza delle organizzazioni criminali a quella delle loro origini può essere fuorviante.
    È bene che ci siano questi studi che contribuiscono alla conoscenza del fenomeno. Ma bisogna aver chiaro il fatto che le origini non spiegano fino in fondo le evoluzioni e le configurazioni attuali: le mafie non si attestano su rendite di posizione. Sono anzi tra le multinazionali più efficienti che operano in Italia. Sottolineo: multinazionali perché necessitano di ramificazioni e collegamenti in tutto il mondo e hanno la cultura dell’impresa che sa dove investire, o quando e come affrontare la riconversione delle attività produttive.
    E quali sono i soggetti che garantiscono il successo di quest’impresa?
    Qui veniamo ad una questione centrale, cioè quella delle competenze: perché la camorra attuale fonda le proprie strategie d’azione sull’impiego di competenze specialistiche. La figura un po’ cinematografica del boss, caratterizzato da un aspetto peculiare e certi atteggiamenti inconfondibili, abituato a far uso delle tradizionali leve d’influenza della camorra, non rappresenta adeguatamente l’attuale volto della criminalità organizzata. La parte più pericolosa delle organizzazioni è quella che entra nel mondo delle professioni, utilizza il sistema bancario, interviene nel meccanismo degli appalti con propri rappresentanti: i figli della camorra si laureano, possono far parte dell’amministrazione pubblica, possono fare concorsi in magistratura. Non voglio delineare uno scenario apocalittico, ma sottolineare la versatilità delle associazioni criminali e, soprattutto, il fatto che non si tratta di entità separabili dal resto del corpo sociale. Come si diceva prima, la camorra non è una società dell’“altro” ma una società del “noi”.
    È proprio questa inclusione “forzata” dell’individuo nelle maglie delle relazioni camorristiche a rappresentare la maggiore anomalia del tessuto sociale meridionale: in certi luoghi il cittadino ha a che fare, più o meno volontariamente, con due ordini sociali, quello dello Stato e quello della criminalità organizzata, che si scambiano i ruoli e diventano di volta in volta protettore e persecutore. Si tratta di una condizione assolutamente schizofrenica…
    …piena di ambiguità e contraddizioni. Che, peraltro, non possono essere comprese se non si procede ad un’analisi del quadro di valori in cui si sviluppa l’agire camorristico. Bisogna verificare se non si tratti, per avventura, dello stesso sistema di valori che governa l’agire quotidiano dei cittadini non camorristi. E qui veniamo al problema dei comportamenti diffusi: la riduzione sistematica dello spazio concesso agli altri, la violazione delle regole della convivenza, l’idea che un vantaggio per sé o per la propria famiglia valga il sacrificio del patto di coesione sociale costituiscono il brodo di coltura della mentalità camorristica. Se tale cultura è analoga a quella dell’organizzazione criminale vera e propria, si produce una contiguità tale che il comportamento realmente delinquenziale non verrà isolato, perché in qualche modo risulta omogeneo ai nostri valori. Tra questi mi sembra giochi un ruolo rilevante la percezione – ormai diffusa – che il successo economico giustifichi qualsiasi cosa: è il contenuto di una parte dei messaggi politici cui siamo oggi sottoposti. C’è sempre più una legittimazione culturale della sopraffazione, purché premiata dal successo. È un supporto esterno alle logiche criminali che si manifesta, naturalmente, sul piano culturale più che su quello comportamentale, ma porta ad una pericolosa corruzione del tessuto sociale. In epoca liberale un uomo politico semplicemente sospettato di qualche colpa era costretto a dimettersi perché perdeva il consenso: nel processo di dismissione dei valori tipico di questi ultimi anni, invece, quale politico non dico sospettato ma persino condannato per reati contro la cosa pubblica si farebbe da parte? È questa la radice della schizofrenia di cui parlate: ecco perché, pur pensando che ci siano ancora molti margini d’azione, ritengo che l’attuale fronte della lotta alla criminalità sia notevolmente indebolito.
    Dal rapporto con il cittadino a quello con il potere: anche qui le modalità d’azione della criminalità organizzata tendono a confondere le acque, a creare ambiguità…
    Ma l’ambiguità è evidentemente strutturale, quando i valori di riferimento non sono così lontani. Certi strati delle istituzioni, talvolta, non manifestano una distanza dai valori camorristici tale da legittimare una lotta efficace alla criminalità. Per quanto riguarda il livello delle modalità, l’intersezione tra la sfera della criminalità e quella dello Stato si manifesta in due modi: da un lato c’è la marcia – avviata da tempo – dei malavitosi nelle istituzioni; dall’altro il movimento di alcuni membri delle istituzioni in territori ideali contigui a quelli frequentati dalla camorra. In questo caso, certo, ognuno continua a fare il suo mestiere: non c’è identità tra il funzionario e il mafioso ma non c’è, magari, neppure una differenza qualitativa sostanziale sul piano dei valori. Non parlo dei funzionari corrotti che pure ci sono, parlo di un livello di “collaborazione” più ampio e sfumato, che si traduce, talvolta, nell’incapacità di percepire il problema da parte dell’istituzione. Quando l’amministratore non ha una cultura diversa da quella del camorrista, perché dovrebbe essere sensibile alla lotta alla camorra? Così si sviluppano situazioni di connivenza che non richiedono neanche la trasgressione esplicita delle regole: in un contesto inquinato un appalto può essere attribuito all’impresa designata senza alcun abuso procedurale, perché le altre aziende non parteciperanno neppure alla gara, certe che a loro toccherà una diversa fetta della torta.
    Ne viene fuori l’immagine di una criminalità organizzata che non ha bisogno della violenza per condizionare la società.
    La violenza esplicita non è una caratteristica fondamentale dell’agire camorristico. Ne è solo la forma estrema. Prima di giungere a tale ratio ultima, la camorra ha presumibilmente realizzato i suoi scopi per altra via: la strategia del consenso è di gran lunga più efficace di quella della sopraffazione. Per questo i periodi di relativa tranquillità, in cui tacciono le armi da fuoco, non devono far pensare che le organizzazioni criminali siano in recessione.
    Pur di fronte ad un quadro così complesso, che coinvolge a diversi livelli l’intero corpo sociale, lei parlava di possibili margini d’intervento nella lotta alla camorra. Quale strada percorrere?
    Innanzitutto contrastare l’attuale efficienza e specializzazione della camorra con un analogo sviluppo delle nostre competenze nell’affrontare la questione. Questo significa, entro certi limiti, tornare ad analizzare con attenzione il fenomeno. Non sono d’accordo con quelli che dicono: basta con le parole, passiamo ai fatti. I fatti non illuminati da parole sensate possono ridursi ad azioni vitalistiche ed estemporanee in fondo inefficaci, capaci di toccare soltanto la superficie del problema. Certo, bisogna contrastare gli effetti dei comportamenti criminali, ma soprattutto individuarne le cause. E questo può essere realizzato solo con una specializzazione nell’osservazione delle associazioni malavitose. Perciò avremmo bisogno di comitati di studio, di produzioni sistematiche sul tema, di osservatori impegnati in un’analisi di più ampio respiro degli stessi dati che gli inquirenti utilizzano magari per indagini circoscritte. Soltanto una valutazione sistematica degli elementi che emergono da condotte illecite spesso estremamente diverse, può aiutarci a tracciare una mappa – indispensabile – delle fenomenologie camorristiche e ad individuare l’attuale dislocazione degli interessi della criminalità organizzata. Per questo direi – non senza intenti provocatori – che proprio oggi la lotta alla camorra richiede forse meno fatti e più parole.

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  8. MESSAGGIO AI BLOGGER
    Ho ricevuto sulla mia mail, in forma privata, numerosi inviti a regolare meglio i forum su questo blog, l’invito esplicitamente indica in alcuni frequentatori che di tanto in tanto partecipano con post che non sono affatto attinenti le discussioni, e che invece si rivolgono solo ai frequentatori che invece vogliono discutere e partecipare interattivamente alle discussioni sugli articoli proposti.
    Ho tentato in tutti i modi intervenendo e oscurando alcune frasi per evitare, quelle che io ritenevo potessero essere offese, e avrebbero fatto scadere il dibattito. Sono intervenuto direttamente su alcuni emi sono sentito appellare come uomo poco democratico. Di tanto in tanto intervengo per alimentare e moderare il dibattito ed in alcuni casi sono stato additato come sponsor di questo o quello.
    Prima i post si approvavano in automatico e poi abbiamo regolato l’accesso con la iscrizione, consentendo anche l’anonimato nel Nik perché spesso i potenti non sopportano le critiche e quindi potrebbero tendere alla “rappresaglia”.
    Mi viene chiesto con insistenza di ammettere solo quelli che recano le generalità vere dei blogger. Prossimamente cambieremo ancora la veste grafica e in quella circostanza chiederemo la registrazione con nome e cognome, ammettendo anche un nik diverso (per intenderci: bisognerà registrarsi con nome e cognome, ma poi se uno non che appaia, al pubblico apparirà solo il nik).
    Molti hanno anche ipotizzato, che alcuni di tanto in tanto appaiono come “guastatori” per disturbare l’azione del blog e intimorire chi interviene.
    Sinceramente non credo questo sia verosimile, anche perché il successo di POLITICAdeMENTE, non è legato a chi partecipa, semmai ai contenuti e poi anche al contributo che interattivamente danno, in minima parte, quelli che intervengono.
    Tra l’altro solo il 30% dei visitatori viene dall’area ebolitana e della piana del Sele, il resto da Battipaglia, i Picentini, gli Alburni, da Salerno il 25%, dal resto della Regione, dall’Italia e anche dall’estero.
    Solo il 35% dei visitatori si collega tutti i giorni, gli altri lo fanno saltuariamente, e la media di permanenza è molto alta (8,54 minuti).
    Quindi se qualche visitatore ha questo intento, sappia che contribuisce alla crescita del blog. Nonostante tutto sta avvenendo che qualcuno vorrebbe fare il blog nel blog e questo non posso consentirlo. Qualcuno invece di attenersi alle discussioni si cimenta a “psicanalizzare” tutti coloro i quali intervengono, risultando anche fastidioso.
    NON INTENDO PIU’ CONSENTIRE A NESSUNO DI INFASTIDIRE I VISITATORI, I QUALI TRA L’ALTRO NON GRADISCONO, ESSERE APOSTROFATI E TAGLIATI DA GIUDIZI CHE RIGUARDANO LA PERSONALITA’.
    QUEGLI INTERVENTI INCOMINCIANO AD ESSERE DI CATTIVO GUSTO.
    PERTANTO DA QUESTO MOMENTO IN POI COMMENTI DI QUEL TIPO NON VERRANNO PIU’ APPROVATI, COSI’ COME NON SARANNO APPROVATI QUELLI CHE NON SONO ATTINENTI GLI ARGOMENTI, TRANNE CHE NON SIANO IN DIBATTITO, CHE NON SIANO OFFENSIVI, INGIURIOSI, CALUNNIOSI E QUANT’ALTRO.
    La democrazia e la partecipazione non può essere disturbata da chi, sventolandole a loro piacimento, diventa arrogante e limitativo dei diritti altrui.

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  9. Per Un Operaio –
    Il tuo commento non è in linea con gli argomenti proposti.
    La partita continua e continua con le persone che hanno voglia di discutere non di disturbare.

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